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Tomoterapia, CRO apripista in Italia

venerdì 21 aprile 2017

35 mila i trattamenti in 10 anni. Franchin: «Tossicità significativamente ridotta» Paolo De Paoli: «Strumento di ricerca»

A dieci anni dal suo primo utilizzo (maggio 2006) la Tomoterapia del CRO, tra i primi istituti italiani ad adottarne l’utilizzo, ha traguardato i 35 mila trattamenti (35.358 a fine 2016), con un trend di utilizzo in ascesa costante.
Una tecnologia che, come osserva Giovanni Franchin, direttore facente funzioni di Oncologia Radioterapica «è l’ultima evoluzione della IMRT, la radioterapia ad intensità modulata, strumento dalle significative potenzialità perché permette di irradiare le neoplasie con una tecnica simile a quella utilizzata per eseguire una TAC spirale, utilizzando cioè piccoli fasci che ruotano intorno al paziente per trecentosessanta gradi rendendo il numero dei possibili angoli di irradiazione pressoché infinito e contribuendo, in ultima analisi, a conformare ancora meglio il trattamento radiante su volumi non solo complessi, ma anche di grosse dimensioni. I lavori prodotti e pubblicati dal nostro gruppo su neoplasie molto complesse – ha concluso - testimoniano l’efficacia della Tomoterapia».

Come sottolinea il responsabile scientifico della Oncologia Radioterapica, Antonino De Paoli, sono trattati con Tomoterapia, sia con finalità terapeutiche sia di ricerca, in particolare, le neoplasie toraciche (soprattutto mesoteliomi), i tumori pediatrici e dei giovani adulti, le neoplasie cerebrali, del rinofaringe ed esofago e i sarcomi delle parti molli. La Tomoterapia permette di controllare il paziente con delle scansioni TAC eseguite nel corso del trattamento e, quindi, di correggere in tempo reale eventuali mal-posizionamenti o modificazioni del volume tumorale durante la terapia. «Ma è anche in grado – dice ancora Franchin – di ridurre significativamente la tossicità dei trattamenti radioterapici e si è rivelata essere particolarmente importante rispetto alla popolazione più giovane dove gli effetti collaterali, a breve e soprattutto a lungo termine, sono particolarmente importanti».
Al CRO va ascritto il merito di aver percepito e riconosciuto le grandi potenzialità offerte dalla Tomoterapia, «resa disponibile per la cura dei pazienti del nostro territorio – ha aggiunto Paolo De Paoli, Direttore Scientifico dell’Istituto – e dell’intero sistema sanitario nazionale, offrendo non solo cure ottimali per i pazienti ma supportando anche la ricerca scientifica per contribuire alle conoscenze nel campo della lotta ai tumori, così come testimoniato da alcuni lavori pubblicati dal gruppo di Oncologia Radioterapica su importanti riviste internazionali».

Cenni storici
Il trattamento radiante delle neoplasie in pazienti in età adulta e, ancora di più, nei bambini e negli adolescenti è stato, fin dagli inizi della sua applicazione, gravato da una serie di importanti e severi effetti collaterali a lungo termine, in grado di influire fortemente sulla qualità di vita dei pazienti che raggiungevano la guarigione. Dagli anni Novanta, ma molto più incisivamente nell'ultimo periodo, sono stati raggiunti importanti traguardi sia scientifici sia tecnologici che hanno permesso l’utilizzo clinico di apparecchiature che consentono di ottimizzare la dose quasi esclusivamente a livello della regione tumorale, avvicinando la tecnica radioterapica alla tecnica chirurgica. L’applicazione delle nuove metodiche di radioterapia ha rappresentato un’opzione straordinaria per la cura di tutti quei tumori che si sviluppano in contiguità con organi che svolgono importanti funzioni vitali. Dopo gli anni ‘90, si è cercato di impiegare sul maggior numero di pazienti nuove tecniche dette “conformazionali” con l’obiettivo di conformare (cioè sagomare) la dose di radiazioni al bersaglio (volume del tumore più un margine di sicurezza), utilizzando un gran numero di fasci omogenei di radiazioni focalizzati sul tumore.

Questa tecnica ha però evidenziato dei limiti applicativi e le sue migliori applicazioni si sono focalizzate su tumori di piccole, medie dimensioni e di forma sferica. La radioterapia stereotassica e la radiochirurgia hanno rappresentato la prima evoluzione della radioterapia conformazionale ma il progresso tecnologico più rilevante si è ottenuto con la radioterapia ad intensità modulata (IMRT) che ha permesso di “scolpire” il trattamento radiante sul volume tumorale. Questa metodica è stata applicata in neoplasie di forma irregolare e localizzate in stretta adiacenza ad organi critici (come ad es. il midollo spinale o l’orbita) e ha permesso di erogare dosi più alte al tumore o a parti di esso. I dati di miglioramento sostanziale sia relativi al controllo locale di malattia che al miglioramento della tossicità acuta e tardiva, sono riportati negli articoli pubblicati in questi anni dal gruppo.

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