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Pazienti anziani con linfoma, una ricerca propone nuovi approcci terapeutici

giovedì 19 dicembre 2019

Il lavoro, coordinato dal CRO di Aviano e presentato al convegno mondiale dell'American Society of Hematology, ha creato una scala di valutazione che prescinde dall'età anagrafica

Una ricerca italiana condotta in 37 centri di oncologia ed ematologia e coordinata dal CRO di Aviano può cambiare l’approccio terapeutico dei pazienti anziani affetti da linfoma non-Hodgkin.

I risultati di questo studio sono stati presentati a Orlando (Florida, USA) dal dott. Michele Spina, direttore dell’Oncologia Medica e dei Tumori Immunocorrelati del CRO di Aviano e Presidente della Fondazione Italiana Linfomi, in occasione del meeting dell’American Society of Hematology (ASH), il convegno di ematologia che riunisce specialisti da tutto il mondo.

I ricercatori italiani, coordinati dal centro di Aviano, hanno raccolto dati su oltre 1.350 pazienti oltre i 65 anni affetti da linfoma non-Hodgkin diffuso a grandi cellule B, una forma di tumore che colpisce le cellule del sistema linfatico e che necessita spesso di terapie aggressive per raggiungere la guarigione.

I ricercatori hanno selezionato i pazienti valutandoli non solo per l’età cronologica come si è fatto finora, ma applicando le scale di valutazione geriatrica che hanno permesso di stratificare i pazienti in base alla loro capacità di essere autonomi nelle funzioni primarie (mangiare, vestirsi, lavarsi), nelle funzioni di relazione (capacità di gestire in autonomia il proprio denaro, prendere in autonomia le medicine, gestire la casa, usare il telefono) e alla presenza di altre gravi patologie (cardiache, ipertensione, diabete ecc.). Sono così emersi tre gruppi con “fitness” diversa: i pazienti fit, gli unfit e i fragili, dimostrando che la sopravvivenza dei tre gruppi diminuisce in modo significativo passando dai primi (fit) ai terzi (fragili).

La novità del lavoro consiste nell’avere generato un nuovo score, una sorta di punteggio di gravità, che unisce la fitness, l’età maggiore o inferiore agli 80 anni, le caratteristiche del linfoma e il valore dell’emoglobina. Sono stati così identificati i tre nuovi gruppi di pazienti, la cui prognosi è completamente diversa.

«La novità di tale score», commenta il dott. Michele Spina, «è quella di avere dimostrato che serve l’integrazione di tutti i parametri per poter definire il trattamento migliore dei nostri pazienti. Finora si ragionava in termini di cut-off di età e non di validità funzionale o di riserva funzionale. I nostri dati permetteranno di ridisegnare i criteri di inserimento dei pazienti nei trial clinici, nel senso che un ultraottantenne in buone condizioni può ricevere trattamenti simili a quelli dei più giovani, con le dovute accortezze, portando a un miglioramento della sopravvivenza di tale gruppo, evitando tossicità inutili, o addirittura di non trattare o sotto-trattare alcuni pazienti con una patologia potenzialmente guaribile».