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Biopsia liquida e medicina di precisione: l'impegno dell'Istituto tumori di Aviano

lunedì 4 febbraio 2019

Uno dei goal della ricerca oncologica è il progressivo innalzamento del livello della qualità di vita del Paziente anche nel non facile frangente della verifica diagnostico-terapeutica a trattamento avviato.

Aviano, 4 febbraio 2019 - Uno dei goal della ricerca oncologica è il progressivo innalzamento del livello della qualità di vita del Paziente anche nel non facile frangente della verifica diagnostico-terapeutica a trattamento avviato. Con il contributo di quattro direttori di strutture operative complesse, in occasione del World Cancer Day 2019, cerchiamo di saperne e capirne di più su medicina di precisione e biopsia liquida, topics strettamente correlati.

APPROCCIO POCO INVASIVO. «Per ottenere buoni risultati dalle terapie antitumorali – spiega Fabio Puglisi, Direttore della SOC di Oncologia Medica e Prevenzione Oncologica del CRO di Aviano e professore di Oncologia Medica all’Università di Udine – occorre effettuare una fotografia che metta a fuoco la struttura biologica del tumore, evidenziando i possibili bersagli molecolari verso cui dirigere farmaci sempre più intelligenti perché selettivi. Proseguendo nella metafora – sottolinea – gli strumenti per effettuare la definizione biologica si sono ulteriormente evoluti e, oggi, come in una sorta di ripresa video, è altresì possibile ottenere una visione dinamica delle caratteristiche che contraddistinguono la patologia in diversi momenti del decorso clinico. In altre parole, a seguito della diagnosi, usualmente confermata attraverso una biopsia del tessuto tumorale o dopo chirurgia, le possibili modifiche dell’assetto clinico-biologico del tumore possono essere intercettate e monitorate grazie ad un approccio innovativo e poco invasivo: la biopsia liquida.

METODOLOGIA. «Si tratta – spiega Gustavo Baldassarre, Direttore della SOC di Oncologia Molecolare – della possibilità di effettuare analisi su materiale di origine tumorale (cellule, proteine, DNA, RNA) che può essere ottenuto da un liquido corporeo, generalmente un campione di sangue. A oggi la biopsia liquida non ha sostituito quella del tessuto tumorale per quanto attiene la diagnosi; la stessa può invece essere utilizzata per la identificazione di marcatori di prognosi o di fattori predittivi della risposta alla terapia. Le analisi effettuate sul sangue sono principalmente rivolte allo studio delle cellule tumorali circolanti (CTC) e del DNA tumorale circolante (ctDNA). Per questo motivo, nell’accezione generale, con il termine biopsia liquida ci si riferisce a questi due approcci. Per analizzare le CTC occorre isolarle dalle altre cellule circolanti (es. linfociti, globuli rossi, etc.) partendo da un prelievo di sangue intero. I metodi a disposizione sono diversi e, in genere, ancora complessi e costosi. Questo ne ha limitato la diffusione su larga scala, ma l’attività di ricerca sulle CTC è molto intensa nei principali Istituti oncologici del mondo. Anche il CRO, nell’UO di Patologia Oncologica, sta portando avanti questo tipo di studi, mettendo a punto nuovi metodi di isolamento delle CTC in collaborazione con le Università di Udine e Trieste. Molto più sviluppate sono le analisi effettuate sul ctDNA in pazienti oncologici. In questo caso, da un prelievo di plasma, si isolano frammenti di DNA rilasciati dal tumore. Questi frammenti possono poi essere analizzati per la presenza di mutazioni tipiche del tumore di origine mediante tecniche di sequenziamento genico utilizzando un approccio generalmente conosciuto come Next Generation Sequencing (NGS) o utilizzando tecniche di amplificazione genica come qRT-PCR e ddPCR. La ricerca di mutazioni in ctDNA è un’area di ricerca in rapida espansione ed è stata trasferita nella pratica clinica per la caratterizzazione molecolare del tumore del polmone».

VALUTAZIONI PERIODICHE. «Le linee guida nazionali ed internazionali – sostiene Michele Spina, Direttore della SOC di Oncologia medica e Tumori immunocorrelati – suggeriscono come, in pazienti con tumore del polmone in trattamento con inibitori del gene EGFR, sia possibile e clinicamente utile valutare periodicamente la presenza di mutazioni di EGFR nel ctDNA per monitorare il beneficio della terapia e, se necessario, effettuare una variazione tempestiva della stessa. Il servizio di biopsia liquida per il tumore del polmone è offerto dall’UO di Oncologia Molecolare del CRO».

LA RICERCA AL CRO. «L’Istituto sta conducendo ricerche sull’analisi del DNA tumorale circolante in Pazienti con tumore della mammella, dell’ovaio e linfomi per un loro rapido trasferimento alla pratica clinica» spiega Valter Gattei, Direttore della SOC di Oncoematologia Sperimentale. «Lo studio del DNA tumorale circolante può essere utile  per consentire, al momento della diagnosi, una caratterizzazione molecolare anche estesa del tumore ad integrazione dell’analisi diretta del tessuto tumorale; permettere di analizzare la cosiddetta “evoluzione clonale” del tumore; attraverso l’analisi combinata di prelievi di sangue presi a tempi diversi durante la storia clinica del Paziente (per esempio: alla diagnosi, durante la terapia od alla fine di essa, in situazione di ricadute dopo terapie diverse) è possibile studiare come sta “cambiando” il tumore anche a seguito della pressione “selettiva” esercitata dalla terapia stessa; ciò potrà consentire un affinamento delle strategie terapeutiche per adattare la terapia al nuovo assetto molecolare del tumore; utilizzare la biopsia liquida come strumento per il monitoraggio longitudinale della cosiddetta “malattia minima residua” in integrazione con le tecniche comunemente usate in questo ambito che sono quelle radiologiche di “imaging” tomografico (TC, PET etc.), contribuendo in questo modo a una identificazione precoce delle eventuali ricadute e consentendo l’avvio di strategie terapeutiche alternative.  Con queste finalità, è attivo in Istituto uno studio multicentrico italo-svizzero, nell’ambito del quale pazienti con diagnosi di linfoma sono seguiti nel tempo mediante valutazione molecolare su biopsia liquida di un pannello originale di 84 geni, tutti selezionati per il loro ruolo nella patogenesi molecolare di queste malattie. L’analisi dei risultati – conclude Gattei – consentirà di valutare l’impatto della biopsia liquida nella gestione dei pazienti affetti da linfoma, prospettandone il suo inserimento nella pratica clinica quotidiana.

LA STORIA DELLA MALATTIA DA UN PRELIEVO. «L’affascinante prospettiva di seguire l’evoluzione della malattia tumorale in tempo reale, affiancando una caratterizzazione molecolare seriata alle normali tecniche di imaging (radiologia, medicina nucleare, ecc.), - conclude Puglisi, è oggetto di studio anche nel carcinoma mammario. Vi è evidenza crescente riguardo al fatto che alcuni geni chiave, nel tempo, possono mutare, generando alterazioni responsabili della resistenza alle terapie oncologiche, la cui presenza è potenzialmente rilevabile e misurabile nel plasma. Un progetto coordinato dal CRO di Aviano, in collaborazione con Università e Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine, si prefigge di valutare la strategia di monitoraggio mediante caratterizzazione del DNA tumorale circolante in pazienti con diagnosi di carcinoma mammario metastatico. Le donne che prendono parte allo studio eseguono un prelievo di sangue in corrispondenza di ogni rivalutazione radiologica. Dal campione ematico si estrae il DNA rilasciato dal tumore che, a sua volta, è analizzato per caratterizzare diversi geni di interesse. In tal modo, correlando informazioni genetiche seriate alle immagini degli esami strumentali corrispondenti (TC, PET, ecc.), per ogni Paziente, sarà possibile ricostruire la storia dell’evoluzione molecolare della malattia. In ultimo, tali informazioni consentiranno di disegnare nuovi protocolli per una sorveglianza oncologica possibilmente meno invasiva».

 Ufficio Stampa | IRCCS CRO di Aviano