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Una cura sempre più su misura

sabato 28 maggio 2022

Nella Giornata mondiale della salute digestiva facciamo il punto sulla diagnosi e cura del cancro del colon-retto

Gruppo multidisciplinare apparato digerente

Domenica 29 maggio si celebra la Giornata mondiale della salute digestiva promossa dall’Organizzazione Mondiale di Gastroenterologia per sensibilizzare e ampliare le conoscenze sul tema. Per l’edizione 2022 il focus è sul cancro del colon-retto. Al Centro di Riferimento Oncologico è stato istituito un Gruppo Multidisciplinare Oncologico sull’apparato digerente, che riunisce gli specialisti dell’Istituto di anatomia patologica, chirurgia, medicina nucleare, oncologia medica, oncologia radioterapica, radiologia, farmacologia, gastroenterologia, immunopatologia, epidemiologia, farmacia, oncologia molecolare  e nutrizione  per giungere alla migliore  prevenzione,  diagnosi, cura, riabilitazione dei tumori gastrointestinali.

Il carcinoma del colon-retto è la seconda causa di morte per tumore in entrambi i sessi. Dal 2014 al 2017, ogni anno in Friuli Venezia Giulia un tumore del colon-retto è stato diagnosticato a 525 uomini (età mediana alla diagnosi 71 anni) e a 449 donne (età mediana alla diagnosi 74 anni). Il carcinoma del colon-retto è raro fino ai 40 anni (e in questo caso spesso è associato a una componente genetica) e comincia a essere rilevante dopo i 50 anni, aumentando progressivamente fino a raggiungere il picco verso i 70 anni.

La prevenzione, anche grazie ai progressi favoriti dalla ricerca scientifica e traslazionale e all’implementazione di nuove tecnologie, sta giocando un ruolo fondamentale nel ridurre il numero di nuovi casi e la mortalità. Attraverso la ricerca del sangue occulto nelle feci è possibile valutare preventivamente la necessità di una colonscopia, ovvero l’esame che permette di diagnosticare la presenza di polipi da asportare o tumori in stadio iniziale. I moderni presidi per effettuare la colonscopia vanno da una preparazione sempre più semplice a una tecnologia avanzata che permette di valutare in modo sempre più efficace le lesioni e la loro asportabilità. Il CRO mette in campo anche l’endomicroscopia, una tecnica endoscopica che permette di ingrandire la visione delle lesioni fino a 1.000 volte e di fare diagnosi sempre più accurate. 

Di fronte a una diagnosi di cancro del colon-retto, la chirurgia riveste un ruolo centrale: l’obiettivo principale è giungere alla guarigione del paziente mediante l’asportazione della malattia, garantendo nel contempo un rapido recupero post-operatorio e la migliore qualità di vita possibile. Al CRO, più dell’80% degli interventi chirurgici per tumori del colon-retto viene eseguito con tecnica mini-invasiva e con l’utilizzo di tecnologie avanzate che rendono gli interventi più precisi e sicuri. Per i tumori del retto l’approccio multimodale, integrando l’uso della chemioterapia, della radioterapia e della chirurgia con tecniche innovative, consente in una elevata percentuale di casi di evitare l’asportazione completa del retto, con conseguente migliore qualità di vita.

Al Centro di Riferimento Oncologico il trattamento del tumore al colon-retto guarda alla personalizzazione dei programmi terapeutici sulla base dei fattori clinici, genetici e molecolari che permettano di attribuire ai pazienti differenti classi di rischio e proporre programmi di cura più o meno intensivi. In caso di pazienti con carcinoma del retto a rischio intermedio, per esempio, si cerca di intensificare la dose di radioterapia e allungare il tempo che intercorre tra il termine della radio-chemioterapia e la chirurgia, allo scopo di migliorare la risposta del paziente al trattamento. Per i pazienti ad alto rischio, invece, viene intensificata la chemioterapia preoperatoria per un miglior controllo della malattia micrometastatica circolante e per migliorare la tolleranza da parte del paziente. 

Il trattamento medico dei tumori del colon-retto avanzati, cioè non più confinati al loro tratto intestinale di origine, ha visto un susseguirsi di innovazioni che hanno portato a nuovi trattamenti. Un esempio è l'introduzione routinaria, e non più quindi soltanto all’interno di protocolli di sperimentazione clinica, dell’immunoterapia come trattamento di prima scelta per i tumori del colon-retto avanzati con una specifica caratteristica chiamata instabilità dei microsatelliti (che rappresentano circa il 5%).

A differenza della chemioterapia, l’immunoterapia non colpisce le cellule tumorali direttamente, ma stimola il sistema immunitario a reagire contro le cellule malate e permette di ottenere risposte migliori e prolungate nel tempo, con minori effetti collaterali rispetto alla chemioterapia.  La grande sfida della ricerca clinica nel campo della patologia colorettale è dunque oggi quella di estendere la possibilità di ricevere questo trattamento innovativo anche alla quota di pazienti con malattia senza instabilità dei microsatelliti, attraverso strategie combinate chemio-immunoterapiche.