Tumori della tiroide: presentato il Report ITCO 2025
Il CRO, pioniere nell’identificare aumenti spropositati nella frequenza di questo carcinoma, ha collaborato alla stesura delle raccomandazioni per ridurre diagnosi e trattamenti inutili

Successo, al Senato della Repubblica, per il primo Italian Thyroid Cancer Summit, importante momento di confronto - promosso da ITCO, l’Italian Thyroid Cancer Observatory Foundation - tra istituzioni, clinici, ricercatori e associazioni di pazienti sul futuro della gestione del tumore della tiroide in Italia.
IL REPORT 2025. Durante il convegno a Roma sono stati presentati i risultati del Report ITCO 2025 che sintetizza oltre dieci anni di attività della Fondazione Italiana Ricerca Scientifica Tiroide, nata nel 2013 e che coinvolge oltre 70 centri, distribuiti su tutto il territorio nazionale. "ITCO rappresenta un modello unico di collaborazione scientifica, basato sull'impegno volontario di centri che, oltre al loro normale carico di lavoro, hanno scelto di contribuire a questa visione comune", ha esordito il professor Sebastiano Filetti, coordinatore e uno dei fondatori dell'Osservatorio. "In un momento nel quale la frammentazione rappresenta una criticità per il Sistema sanitario italiano, ITCO porta avanti con determinazione la promozione di una cultura del dato di qualità”.
LE SFIDE DA AFFRONTARE. La ricerca continua a essere un pilastro fondamentale nella lotta contro il tumore della tiroide. Alcuni fattori di rischio - tra i quali l'esposizione a radiazioni, la carenza iodica e la predisposizione genetica - sono controllabili, come dimostra il programma nazionale di iodo-profilassi organizzato e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. Come ha sottolineato la vicepresidente del Senato, Maria Domenica Castellone: “L'obiettivo di coniugare precisione diagnostica e sostenibilità terapeutica verso questo tumore che è ormai tra i più frequenti, soprattutto nel sesso femminile, non rappresenta solamente una sfida scientifica e organizzativa, ma costituisce anche un obbligo etico per il Sistema sanitario”.
RISCHIO DI SOVRA-DIAGNOSI. Dai numeri del Report emerge un quadro significativo: il carcinoma tiroideo in Italia presenta un tasso d’incidenza tra i più elevati rispetto ad altri Paesi europei, pur mantenendo una mortalità stabile e contenuta. Questo paradosso - hanno spiegato gli esperti presenti a Roma - è in gran parte causato dalla sovra-diagnosi, cioè dalla ricerca con ultrasuoni o tomografie di minuscoli noduli che sono presenti anche in tiroidi sane, la cui potenzialità a evolvere in tumori è ignota e porta spesso a trattamenti troppo invasivi (sovra-trattamento) quali l’asportazione e l’irradiazione della ghiandola.
“È essenziale evitare di trasformare individui sani, asintomatici e con bassissima probabilità di sviluppare una malattia grave, in pazienti oncologici” ha affermato Salvatore Vaccarella, ricercatore dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro di Lione, che ha contributo ai lavori.
“Bisogna ricordare che oggi sono oltre 240 mila le persone che vivono dopo una diagnosi di tumore della tiroide e rischiano di dover subire le conseguenze a lungo termine di trattamenti non necessari, oltre alle discriminazioni sociali per essere diventati pazienti oncologici” ha aggiunto Luigino Dal Maso, direttore dell’Epidemiologia Oncologica del CRO di Aviano, tra i curatori del Report.
Silvia Franceschi, direttore scientifico del CRO e autrice di numerosi studi internazionali sui tumori della tiroide, aggiunge: “L’uso oculato di mezzi diagnostici sempre più sensibili è forse la sfida più ardua dell’oncologia di oggi, non solo per quanto riguarda la tiroide. Il medico dovrebbe capire e comunicare meglio al proprio paziente il rischio di fare troppo, non solo quello di fare troppo poco, per arrivare a scelte davvero comprese e condivise”.
Nella foto, da sinistra, Sebastiano Filetti, Luigino Dal Maso e Salvatore Vaccarella