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Verso un nuovo marcatore per il tumore del colon-retto

mercoledì 27 aprile 2022

Uno studio dei ricercatori del CRO sul microambiente della cellula tumorale permetterà di anticipare l'identificazione dei soggetti a rischio e personalizzare le terapie

Team tumore colon-retto

Il tumore del colon-retto è il secondo per insorgenza nella popolazione italiana. La mortalità è in calo, grazie alla prevenzione e a terapie sempre più mirate, ma molto ancora resta da fare per conoscere a fondo la genesi della patologia e la sua risposta alle terapie. Uno degli approcci più promettenti vede l’impiego di composti che regolano la risposta immunitaria dell’organismo.

Da molti anni al CRO i tumori del colon-retto sono inseriti in un percorso multidisciplinare di medicina personalizzata con la valutazione della presenza di alterazioni molecolari su biopsia solida e liquida che possono predire la risposta a trattamenti personalizzati con farmaci a bersaglio specifico e un intenso percorso di ricerca traslazionale.  

Una delle linee di ricerca portate avanti dai ricercatori del Centro di Riferimento Oncologico per identificare nuovi marcatori o possibili bersagli terapeutici valuta il rapporto fra microambiente e cellula tumorale. Mentre le cellule tumorali tendono a essere molto mutevoli, il loro microambiente si dimostra al contrario abbastanza stabile e dunque più promettente dal punto dell’intervento terapeutico. Decodificando le molecole implicate nella progressione del tumore e a modularle, si aprono inediti scenari diagnostici e terapeutici, che possono anticipare in modo significativo l’identificazione dei soggetti a rischio e l’insorgenza della malattia.

In questo contesto, si inserisce lo studio recentemente pubblicato dalla rivista Journal of Experimental and Clinical Cancer Research: la dott.ssa Eva Andreuzzi, insieme ai membri del Laboratorio di angiogenesi e microambiente tumorale del dott. Maurizio Mongiat, ha dimostrato l’importanza del microambiente nel modulare la risposta immunitaria associata in modo specifico al tumore del colon-retto. In particolare, è stato riconosciuto come la proteina EMILIN2 – identificata e descritta per la prima volta proprio al CRO negli anni ’90 – svolga un ruolo determinate nell’influenzare il comportamento dei macrofagi, le cellule immunitarie in grado di condizionare la crescita tumorale e la risposta ai trattamenti.

Nel tessuto tumorale i livelli di EMILIN2 tendono a diminuire in modo importante, anche se con un grado variabile nei diversi pazienti. Dal momento che, come dimostrato nello studio, alti livelli di EMILIN2 si associano a una più proficua risposta immunitaria, si apre la possibilità di sviluppare un nuovo marcatore predittivo della risposta agli immunoterapici e progettare terapie sempre più personalizzate in funzione delle caratteristiche del singolo paziente.

Il lavoro pubblicato è frutto della contaminazione di idee e del lavoro multidisciplinare che caratterizza da sempre la ricerca traslazionale dell’Istituto, con il coinvolgimento di professionalità in ambito oncologico, chirurgico, gastroenterologico e radioterapico, con il supporto in modo particolare delle strutture di Oncologia molecolare, diretta dal dott. Gustavo Baldassarre, e di Gastroenterologia oncologica sperimentale, diretta dal dott. Renato Cannizzaro.