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Giornata mondiale contro l'AIDS

martedì 1 dicembre 2020

Una giornata per guardare a quanto resta da fare, ma anche ai progressi fatti negli ultimi decenni dalla ricerca clinica

Il 1° dicembre è la Giornata mondiale contro l’AIDS. Una giornata per guardare a quanto resta da fare, ma anche ai progressi fatti negli ultimi decenni dalla ricerca clinica.
 
Questa è la storia di una paziente che chiameremo Giovanna. Nel 1998, a 28 anni, Giovanna sviluppa un linfoma non Hogkin dopo aver contratto l’HIV. Grazie alla chemioterapia, il linfoma dopo sei mesi guarisce. Tuttavia dopo tre anni si ripresenta: senza un trapianto di cellule staminali autologhe, allora non previsto per chi avesse contemporaneamente una diagnosi di HIV, la sopravvivenza era stimata in meno di un anno.
 
Nell’estate del 2001 proponemmo a Giovanna di entrare in uno studio sperimentale molto innovativo, che apriva la possibilità di accedere al trapianto. Il 1° dicembre di 19 anni fa abbiamo completato la reinfusione delle sue cellule staminali. Tre settimane dopo l’abbiamo dimessa. Giovanna quest’anno ha compiuto 50 anni, è guarita dal linforma e probabilmente, come tutti noi, ripenserà con emozione e gioia a questa ricorrenza, al tempo stesso personale e mondiale.
 
L’esperienza di Giovanna è stata fondamentale anche per molti altri pazienti. Nel 2009, dopo diversi trapianti a pazienti con HIV, il CRO e altri venti centri europei dimostravano che l’efficacia del trapianto è identica tra le persone con e senza diagnosi di HIV. Le possibilità di guarigione, il rischio di morte per infezioni e quello di riportare di danni irreversibili a cuore, polmone e reni avevano registrato la stessa incidenza.
 
Dopo quasi 20 anni e oltre 60 trapianti di questo tipo, oggi il trapianto di cellule staminali autologhe non è più una terapia sperimentale, ma una realtà condivisa dalla maggior parte dei centri trapianto italiani ed europei. E un passo avanti nella strada molto importante verso la parità di accesso alle cure.