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Studiare il DNA per ridurre gli effetti collaterali dei farmaci

venerdì 3 febbraio 2023

I risultati di uno studio europeo pubblicati sulla rivista The Lancet

Farmacogenetica

I farmaci, oltre ad avere effetti positivi, possono provocare degli eventi avversi. Le tossicità delle terapie possono essere anche gravi e il Servizio Sanitario Nazionale deve affrontare costi notevoli per far fronte a queste avversità. Evitare questi fenomeni negativi è una delle priorità dei trattamenti farmacologici. Oggi sappiamo che molti di questi fenomeni derivano dalle caratteristiche genetiche specifiche di ogni individuo. Personalizzare la terapia in base a queste peculiarità genetiche, rappresenta dunque una delle sfide future.

Garantire a ogni cittadino europeo il farmaco corretto per evitare l’insorgenza di eventi tossici avversi, in base a specifiche caratteristiche genetiche: è questo l’obiettivo del progetto europeo appena concluso, finanziato dal programma Horizon 2020, "PREemptive Pharmacogenomic testing for Preventing Adverse drug Reactions (PREPARE) study". Uno studio coordinato da Henk-Jan Guchelaar del Leiden University Medical Center (LUMC) che ha visto la partecipazione di circa 7000 pazienti nei contesti sanitari di sette Paesi dell’Unione europea.

Il Centro di Riferimento Oncologico ha preso parte al progetto grazie alla Farmacologia sperimentale e clinica, diretta da Giuseppe Toffoli, a cui è stato affidato il prestigioso compito di stabilire il ruolo della farmacogenetica nel prevenire gli effetti tossici dei farmaci in oncologia e, nello specifico, di stabilire il ruolo di varianti genetiche a carico di due geni: la diidropirimidina deidrogenasi (DYPD) e l’uridina-difosfato glucuronosiltransferasi (UGT). «Un incarico che ci rende onorati, frutto della nostra ventennale esperienza maturata nello studio delle varianti genetiche, responsabili delle reazioni avverse ai farmaci» sostiene Toffoli, sottolineando con orgoglio come lo studio sia stato ideato proprio ad Aviano, durante un convegno internazionale sulla farmacogenetica da lui stesso organizzato.

«Si tratta di uno studio che ha permesso di trasformare l’attività di farmacogenetica oncologica in una pratica clinica consolidata, anche grazie al diretto coinvolgimento dei pazienti» dichiara Erika Cecchin, afferente alla Farmacologia sperimentale e clinica e coordinatrice delle attività dello studio di farmacogenetica.

Un lavoro che ha visto la partecipazione di Rossana Roncato (che si è occupata degli aspetti di implementazione e farmacoeconomia) e Alessia Bignucolo (che ha partecipato all’arruolamento dei pazienti ed eseguito i test molecolari), ricercatrici della Farmacologia sperimentale e clinica.

Presso l’Istituto, grazie al supporto delle strutture di Oncologia medica e Radioterapia oncologica, sono stati trattati 1232 pazienti complessivi, con la collaborazione, in fase di arruolamento, degli Ospedali Ca’ Foncello di Treviso e San Filippo Neri di Roma.

Lo studio, pubblicato oggi sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet, dimostra la validità clinica della prescrizione di farmaci sulla base delle informazioni genetiche di una persona. Dopo avere mappato il DNA di ogni paziente, i ricercatori hanno esaminato 12 geni significativamente coinvolti nelle reazioni avverse ai farmaci, dimostrando come 50 tipi di varianti germinali (polimorfismi) influiscano sul funzionamento dei 39 farmaci selezionati. I risultati dello studio hanno rilevato che i pazienti a cui è stata prescritta una terapia basata sul profilo costitutivo di geni hanno manifestato una significativa riduzione di effetti collaterali gravi rispetto ai pazienti a cui era stata prescritta una dose farmaceutica standard.

Si tratta del più vasto studio clinico prospettico randomizzato di farmacogenetica mai realizzato per la prevenzione delle reazioni avverse che dimostra come le caratteristiche costitutive dei geni siano diverse per ogni paziente e comportino diversi effetti collaterali. La scelta del farmaco e la personalizzazione del dosaggio, basato su linee guida internazionali di farmacogenetica, può ridurre in modo significativo gli eventi avversi facendo inoltre sentire i pazienti attivamente coinvolti nella fase di trattamento.

Oggi dunque i test genetici diventano imperativi, non solo per la sicurezza delle terapie farmacologiche, ma anche per i risvolti economici legati ai costi sociali che gli effetti tossici dei farmaci possono provocare. Non va inoltre sottovalutato lo sviluppo imprenditoriale connesso alle sofisticate tecnologie analitiche di queste metodologie. Già nel 2010, presso il Polo Tecnologico di Pordenone, il team guidato da Giuseppe Toffoli fondò la prima start up degli Istituti scientifici in Italia dedicata allo sviluppo di tecnologie analitiche per la farmacogenetica.