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Franceschi, gradito ritorno al CRO

giovedì 25 gennaio 2018

I rientri in patria di valenti scienziati sono sempre graditi, ma quello di Silvia Franceschi al CRO, dopo quasi diciott'anni di attività all'International Agency for Research on Cancer (IARC) di Lione, l'agenzia della World Health Organization creata per occuparsi della ricerca sulle cause e la prevenzione dei tumori lo è, se possibile, ancor di più.

I rientri in patria di valenti scienziati sono sempre graditi, ma quello di Silvia Franceschi al CRO, dopo quasi diciott’anni di attività all’International Agency for Research on Cancer (IARC) di Lione, l’agenzia della World Health Organization creata per occuparsi della ricerca sulle cause e la prevenzione dei tumori lo è, se possibile, ancor di più. «Arrivai al CRO nell’84, quando l’Istituto venne fondato – racconta – e proprio da qui vorrei rilanciare l’interesse delle nuove generazioni di medici, statistici e biologici per l’epidemiologia e la prevenzione dei tumori».

Con oltre 1.300 pubblicazioni e circa 53mila citazioni nella letteratura scientifica, commendatore della Repubblica, vincitrice di numerosi awards raccolti nel mondo, Franceschi, medico, specializzata in ginecologia e statistica medica, è un nome importante nella nomenklatura italiana e internazionale del sapere, tanto che nel 2012 fu inserita nel prestigioso ranking degli scienziati più importanti del pianeta, 67ma assoluta, prima tra le donne italiane.

Le prime basi di questa luminosa carriera Franceschi le getta all’Istituto Mario Negri di Milano focalizzandosi sulla relazione tra ormoni femminili e tumori della donna. Si dedicherà in seguito, dopo il soggiorno ad Oxford ed il trasferimento al CRO, allo studio della relazione tra cancro e stili di vita. Allo IARC dirige la Sezione su Infezioni e Cancro contribuendo alla comprensione del ruolo del papillomavirus (HPV) nell’insorgenza del tumore del collo dell’utero, dell’ano, e dell’orofaringe. Con il supporto costante della Fondazione Bill e Melinda Gates la scienziata ha infine seguito l’implementazione della vaccinazione contro l’HPV e dello screening basato sulla diagnosi dell’infezione in numerosi paesi dell’Asia e dell’Africa.

«Rientro nel Sistema Sanitario Nazionale e al CRO con piacere – spiega – poiché, nonostante considerassi un grande privilegio contribuire alla prevenzione dei tumori nei Paesi poveri, ricordavo con una certa nostalgia lo stimolo intellettuale e logistico di lavorare in un IRCCS e la possibilità di interagire quotidianamente con i colleghi delle divisioni cliniche e di ricerca sperimentale». Al suo rientro in Italia Franceschi ha notato segni di incertezza e demotivazione legati anche alla difficoltà di ispirare ed integrare giovani ricercatori nel Sistema Sanitario Nazionale.

«In epidemiologia, in particolare, è essenziale non diminuire l’attenzione ai grandi killer evitabili come fumo, alcool e sovrappeso/sedentarietà e, allo stesso tempo, affrontare temi nuovi - evoluzione ed il controllo dei tumori a fronte dei cambiamenti tecnologici, climatici, e sociali. Solo grandi aspirazioni scientifiche possono garantire il necessario turn-over di talenti in un istituto come il CRO, riferimento nazionale ed internazionale per l’epidemiologia dei tumori». La Direzione Strategica del CRO ha espresso grande compiacimento per il rientro in Italia di Franceschi, «siamo onorati di poter contare su un contributo di così alto valore umano e professionale» hanno aggiunto Mario Tubertini Paolo De Paoli, DG e DS dell’Istituto.