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Melanoma, la prima arma resta la prevenzione

mercoledì 24 gennaio 2018

La diagnosi precoce del melanoma, grazie all'utilizzo di tecniche diagnostiche non invasive quali la dermatoscopia, la videodermatoscopia e la microscopia laser confocale, di recente acquisizione al CRO - è la principale arma per ridurre la mortalità di questa neoplasia. Rispetto alla sola ispezione all'occhio nudo, infatti, la dermatoscopia incrementa l'accuratezza diagnostica del 30% anche in fase molto precoce riducendo i falsi positivi, con conseguente riduzione del numero di lesioni sicuramente benigne asportate.

La diagnosi precoce del melanoma, grazie all’utilizzo di tecniche diagnostiche non invasive quali la dermatoscopia, la videodermatoscopia e la microscopia laser confocale, di recente acquisizione al CRO – è la principale arma per ridurre la mortalità di questa neoplasia. Rispetto alla sola ispezione all’occhio nudo, infatti, la dermatoscopia incrementa l’accuratezza diagnostica del 30% anche in fase molto precoce riducendo i falsi positivi, con conseguente riduzione del numero di lesioni sicuramente benigne asportate.

«I tumori della pelle – spiega Maria Antonietta Pizzichetta, responsabile della Dermatologia Oncologica Preventiva al CRO – interessano più di un terzo di quelli maligni. Il 97% sono neoplasie cutanee non-melanoma, principalmente carcinoma squamocellulare ed epitelioma basocellulare, quest’ultimo il più frequente in assoluto, anche se è un tumore a lento accrescimento con aggressività locale che raramente causa metastasi. Diversamente, il melanoma cutaneo, in aumento, che colpisce persone sempre più giovani (il 20% delle nuove diagnosi in Italia riguarda pazienti di età compresa tra  15 e 39 anni) e ad alta mortalità se non diagnosticato precocemente. Questo aumento di incidenza – spiega ancora Pizzichetta – è stato continuo e di circa il 4% per anno, risultando il tumore in assoluto a maggior incremento in particolare nel Nord-Est e Friuli Venezia Giulia».

Ma come si interviene? «Le lesioni sospette – aggiunge Pizzichetta – vengono asportate chirurgicamente per l’esame istologico mentre quelle atipiche non meritevoli, grazie alla videodermatoscopia sono sottoposte a un periodo di osservazione necessario per cogliere anche le minime modificazioni strutturali e/o delle dimensioni delle lesioni. Una tecnica, questa, particolarmente utilizzata in soggetti con numerosi nevi atipici in cui l’asportazione diventa impraticabile. Tale metodica risulta determinante per l’individuazione dei melanomi iniziali, di difficile diagnosi, dermoscopicamente definiti featureless.

La dermoscopia permette di diagnosticare melanomi in una forbice importante, compresa tra l’83% e il 90%. Per la restante entra in gioco il microscopio laser confocale, strumento innovativo e sofisticato che permette di visualizzare le strutture cellulari della pelle in sezioni orizzontali con spessore meno 5 µm  permettendo per la prima volta possibile una biopsia ottica virtuale (senza penetrare nella pelle) al contrario della tradizionale cutanea, in cui è necessario prelevare in modo invasivo un parte di tessuto. «La microscopia laser confocale, è particolarmente utile per la lentigo maligna del volto, le lesioni non –pigmentate e le neoplasie cutanee non- melanoma.

«La Skin Cancer Unit del CRO di recente attivazione – ha aggiunto Pizzichetta – grazie alle più innovative metodiche diagnostiche e all’alta qualificazione professionale, si propone quale polo di riferimento sovraregionale per la prevenzione primaria, la diagnosi precoce di II e III livello del melanoma e la ricerca in ambito onco-dermatologico finalizzata allo sviluppo di nuovi criteri clinico- dermoscopici e confocali  per la individuazione precoce delle lesioni maligne.

L’integrazione degli aspetti clinici, istopatologici e biologici consente di implementare anche un programma di ricerca in ambito traslazionale volto a studiare più approfonditamente i diversi tipi di  melanomi per  una efficace personalizzazione del trattamento nell’ utilizzo dei nuovi farmaci biologici e immunologici, molto promettenti per la cura del melanoma.

Ufficio Stampa CRO | Massimo Boni